READING NOTES FROM:

Bolano Roberto

2014-08-05

Bisogna sempre domandare, e bisogna sempre domandarsi il perché delle nostre domande. E sai perché? Perché le nostre domande, alla prima distrazione, vanno lì dove noi non vogliamo andare. Riesci a cogliere il nocciolo della faccenda, Harry? Le nostre domande sono, per definizione, sospette.

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2014-08-10

[era come se il] passare del tempo esercitasse un effetto di porosità sulle cose, e rendesse più indistinto e lieve quello che già di per sé, per sua natura, era lieve e soddisfacente e reale.

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2014-08-10

Diciamo che la non lettura era lo scalino più alto dell’ateismo o almeno dell’ateismo così come lo concepiva lui. Se non credi in Dio, come fai a credere in un cazzo di libro?

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2014-08-10

La conosceva o non la conosceva? La conosceva, certo, solo che a volte la realtà, la stessa realtà piccola piccola che serviva da ancoraggio alla realtà, sembrava perdere i suoi contorni […]

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2014-08-12

[…] una baia scura e serena, anche se la serenità non esisteva, esisteva solo il movimento che è la maschera di molte cose, compresa la serenità.

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2014-07-19

È così la campagna. A quest’ora è sempre triste. È un paesaggio di merda, da donne.

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2014-07-03

[…] la piazza e i resti archeologici aztechi che spuntavano come lillà su una terra brulla, secondo le parole del Porco, fiori di pietra in mezzo ad altri fiori di pietra […]

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2014-07-15

Neppure i farmacisti colti osano più cimentarsi con le grandi opere, imperfette, torrenziali, in grado di aprire vie nell’ignoto. Scelgono gli esercizi perfetti dei grandi maestri. In altre parole, vogliono vedere i grandi maestri tirare di scherma in allenamento, ma non vogliono saperne dei combattimenti veri e propri, quando i grandi maestri lottano contro quello che ci spaventa tutti, quello che atterrisce e sgomenta, e ci sono sangue e ferite mortali e fetore.

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2014-07-11

[…] truismo, cioè una proposizione troppo evidente che era pertanto inutile formulare.

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2014-07-02

Nel cortile a quadretti pioveva, il cielo a quadretti sembrava la smorfia di un robot o di un dio fatto a nostra somiglianza, nel prato del parco le gocce oblique della pioggia correvano verso il basso ma sarebbe stato lo stesso se fossero andate verso l’alto, poi quelle oblique (gocce) diventavano tonde (gocce) e venivano ingoiate dalla terra che stava sotto il prato, il prato e la terra sembravano parlare, no, non parlare, discutere, e le loro parole inintelligibili erano come ragnatele cristallizzate o brevissimi vomiti cristallizzati.

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